La normativa italiana già stabiliva, con la vecchia direttiva del 2011, i termini di 30 o 60 giorni previsti dall’ UE in quanto tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione.
Negli ultimi anni sono stati fatti diversi interventi, a carattere normativo, amministrativo e strutturale per velocizzare la macchina e favorire la riduzione dei tempi di pagamento dei debiti commerciali. Questi interventi hanno portato ad un sensibile abbattimento dei tempi medi di ritardo ma non hanno impresso la svolta richiesta.
In particolare, la sanità è quella che paga nei tempi più lunghi con un record di ritardi di 4 mesi. Il Ministero dell’Economia afferma: ‘Negli ultimi anni grazie alla fatturazione elettronica, obbligatoria dal 31 marzo 2015 per tutte le amministrazioni pubbliche, il numero degli enti che paga i fornitori con tempi medi più lunghi previsti dalla normativa si è ridotto’. Tuttavia i tempi di pagamento restano eccessivamente lunghi, con attese che in media si attestano sui quattro mesi.
A novembre scorso la Commissione UE ha deferito Roma alla Corte di giustizia per la non corretta applicazione delle norme della direttiva del 2011 sui ritardi di pagamento che impone alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro i 30 giorni (60 per gli ospedali).
Secondo Bruxelles i ritardi di pagamento hanno molteplici effetti negativi sulle imprese, non solo ne riducono liquidità ma finiscono con l’intaccare la resilienza e, potenzialmente, ne vanificano sforzi ed investimento per diventare più sostenibili e digitali.
La CGIA di Mestre lancia un allarme: nel 2022 l’amministrazione centrale dello Stato, a fronte di 3.737.000 fatture ricevute per un importo complessivo pari a 20,2 miliardi di euro, ne ha liquidate 2.552.000 corrispondendo alle imprese 14,8 miliardi di euro. Si evince che, oltre un milione di fatture pari a 5,4 miliardi di euro, non sono state pagate. Sempre la CGIA, nel 2022, ha evidenziato che la PA presentava un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei fornitori, per la maggior parte PMI, pari a 49,6 miliardi di euro. Nessun altro Paese dell’UE registrava un’incidenza così elevata nel 2022.
‘Secondo Eurostat– conclude la CGIA di Mestre-nessun altro Paese nell’Unione Europea presentava nel 2022 risultati peggiori dei nostri. Inoltre va segnalato che, oltre ai 49,6 miliardi di parte corrente, ci sarebbero altri 10 milioni in conto capitale che i fornitori non avrebbero ancora incassato. Complessivamente le imprese che lavorano per la PA potrebbero avanzare quasi 60 miliardi di euro’.
Credit System, grazie alla presenza quotidiana negli Enti e al contatto giornaliero con i responsabili degli stessi, supporta le società fornitrici nella gestione dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione e degli Enti Convenzionati, velocizzando attraverso una puntuale attività di Auditing tutti i processi amministrativi previsti per la liquidazione delle fatture, accelerando quindi i conseguenti pagamenti, grazie ad una costante attività di Collection.
Per approfondimenti: vi invitiamo a cliccare qui per accedere alla pagina CONTATTO del sito web di Credit System