Secondo un rapporto sui tempi di pagamento dei Comuni italiani pubblicato dell’ufficio studi di Confartigianato, nel 2020 i debiti commerciali della PA nei confronti dei fornitori sono lievitati complessivamente a 58 miliardi di euro, con un aumento rispetto al 2019 di ben 4 miliardi.
“Con queste cifre — sottolinea Confartigianato — l’Italia è maglia nera in Europa dove, in media, i debiti commerciali della PA rappresentano l’1,7% del Pil”.
Dai dati si evince che il 60% dei Comuni italiani non rispetta il termine di legge di 30 giorni per pagare le aziende fornitrici. A rispettare quest’ultima tempistica è solo il 39,7% dei Comuni, il 36,1% paga tra 31 e 60 giorni, mentre il 24,1% paga oltre i 60 giorni.
I numeri peggiori si registrano in Calabria, dove il 67,1% dei Comuni della Regione salda le fatture dopo due mesi. Seguono la Sicilia (60,4% dei Comuni), il Molise (52,9%), la Campania (51,6%) e il Lazio (51,6%).
Numeri da leggere con attenzione se si considera che la PA, con 152,7 miliardi complessivi di fatture ricevute nel 2020, è il primo cliente di una parte importante di imprese italiane.
«I ritardi nei tempi di incasso delle fatture – afferma il presidente di Confartigianato Marco Granelli – peggiorano le condizioni dei piccoli imprenditori già colpiti dalla crisi. In attesa di essere pagati, sono costretti a rivolgersi alle banche. Una situazione finita nel mirino della Commissione europea che ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese per il mancato rispetto della legge del 2013 che impone pagamenti a 30 giorni».
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Pubblica Amministrazione, il 60% dei Comuni paga in ritardo i fornitori
