Lo Stato Italiano, per la seconda volta in sei anni, è stato portato dalla Commissione Ue davanti alla Corte di giustizia europea.
La normativa dell’Unione Europea in merito risale al 2011. Tale legislazione impone alle Pubbliche Amministrazioni di saldare le fatture entro i 30 giorni dall’acquisto o dalla fornitura di un servizio da parte di un’impresa esterna mentre per gli ospedali pubblici la deadline risale a 60 giorni.
L’Italia è già stata condannata dalla Corte Ue nel 2020 e, a inizio 2023, Bruxelles ha aperto un’altra procedura d’infrazione contro il nostro Paese per la violazione della direttiva, questa volta per le fatture non saldate in ambito sanitario da parte della Regione Calabria.
La Commissione scrive in una nota: “I ritardi di pagamento hanno effetti negativi sulle imprese in quanto ne riducono la liquidità, ne impediscono la crescita, ostacolano la loro resilienza e potenzialmente vanificano i loro sforzi per diventare più ecologiche e digitali. Nell’attuale contesto economico le imprese, in particolare le Pmi, fanno affidamento su pagamenti regolari per poter funzionare e mantenere i livelli di occupazione”.
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